La cultura contemporanea, contrassegnata da un accentuato oggettivismo e relativismo etico e religioso, pone la persona e la famiglia di fronte a pressanti sfide. In primo luogo di fronte alla questione circa la capacità stessa del essere umano di legarsi, e se un legame che duri per tutta la vita sia veramente possibile (...) Fa parte di una mentalità diffusa, infatti, pensare che la persona diventi se stessa rimanendo "autonoma" ed entrando in contatto con l'altro solo mediante relazioni che si possano interrompere in ogni momento.A nessuno sfugge che sulla scelta dell'essere umano di legarsi con un vincolo che duri tutta la vita influisca la prospettiva di base di ciascuno, a seconda cioè che sia ancorata a un piano meramente umano, oppure si schiuda alla luce della fede nel Signore(...) "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perchè senza di me non potete fare nulla": così insegnava Gesù ai suoi discepoli, ricordando loro la sostanziale incapacità dell'essere umano di compiere da solo ciò che è necessario al conseguimento del vero bene. Il rifiuto dell prospettiva divina, in effetti, conduce ad uno squilibrio profondo in tutte le relazioni umane, inclusa quella matrimoniale e facilita una errata comprensione della libertà e dell'auto realizzazione, che , unita alla fuga davanti alla paziente sopportazione della sofferenza, condanna l'uomo a chiudersi nel suo egoismo ed egocentrismo. Al contrario l'accoglienza della fede rende l'uomo capace del dono di sè, nel quale soltanto, "aprendosi all'altro,agli altri, ai figli,alla famiglia...lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l'ampiezza dell'essere persona umana".
Benedetto XVI
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